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Il processo creativo di Bob Dylan

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Il processo creativo di Bob Dylan e le sue canzoni inedite Il processo creativo di Bob Dylan è un viaggio complesso e profondamente personale, un intreccio di ispirazione, artigianato e accettazione dell’inconscio, che si riflette in modo particolare nelle sue canzoni inedite, come Series of Dreams, Dignity e Blind Willie McTell.  Queste opere, inizialmente escluse dai suoi album, sono diventate leggendarie per la loro profondità poetica e musicale, offrendo uno sguardo intimo sul suo approccio alla scrittura. Bob Dylan, figura iconica della musica contemporanea, ha sempre descritto il suo processo creativo come un atto di scoperta più che di costruzione. Secondo un’intervista del 1991 con Paul Zollo, pubblicata su Songwriting Approaches of the Masters (Reverb: Songwriting Approaches of the Masters), Dylan non considera la songwriting un’espressione di sentimenti, ma un esercizio di artigianato. Parla quindi di artigianalità, prospettiva, metrica lirica, melodie semplici, avere qua...

A proposito di New Morning

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Nel 1970 la produzione discografica di Bob Dylan vive una cruciale fase di transizione quando il cantautore americano, discostandosi dai toni epici, che ne avevano caratterizzato fin qui il percorso,  abbraccia un sound più intimo e rilassato. Gli album Self Portrait e New Morning, insieme all'uscita antologica di The Bootleg Series Vol. 10: Another Self Portrait, offrono uno spaccato di questo periodo di sperimentazione, ricerca e cambio di rotta. Si tratta di un punto di svolta determinante, in cui l'autore di Blowin' in the Wind rielabora il proprio linguaggio musicale e tematico, rispecchiando un' evoluzione personale che si rifletterà tramite il mutamento del panorama musicale dell'epoca. Il contesto musicale del momento L'uscita di Self Portrait aveva fatto scendere le azioni critiche di Dylan a un negativo stabile. New Morning venne accolto invece come un ritorno alla forma, facendolo rientrare tra le grazie della critica e del pubblico che era rimasto sp...

Masked and Anonymous (2003)

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  Masked and Anonymous, Chronicles & Theme Time Radio Hour.  Non sembra, ma sono trascorsi quasi vent’anni da quando Bob Dylan inaugurava uno dei suoi periodi creativi più produttivi, a livello multimediale. Prima era stato pubblicato il suo 31esimo album in studio, quel “Love and Theft” che per la seconda volta consecutiva gli era valso un Grammy, questa volta nella categoria di miglior album folk contemporaneo. Il tutto era avvenuto a stretto raggio dalla conquista della statuetta per la miglior canzone originale, grazie a Things Have Changed, composta per il film Wonder Boys. A questo punto Dylan decide di capitalizzare il buon momento, realizzando un nuovo progetto per il cinema. Scrive in collaborazione con il regista Larry Charles lo script di Masked and Anonymous. Il film vede la sua firma anche nella colonna sonora, dove il cantautore effettua una bizzarra e in parte riuscita scelta, puntando su brani propri, ma eseguiti da altri interpreti. Alcuni sono più che n...

I'm Not There (2007)

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Commento critico di I’m Not There (2007) di Todd Haynes "L’imperfezione è bellezza, la pazzia è genialità, ed è meglio essere assolutamente ridicoli che assolutamente noiosi." (Marilyn Monroe) Qual è lo scopo dell’arte? Perché il cinema a partire dagli anni 2000 ha iniziato un percorso barocco e sovraccarico di rappresentazione filmica? Perché così tante biografie, verosimili, irreali, inventate? Il miglior commento possibile al cinema di Todd Haynes e in particolare ai film Velvet Goldmine e I’m Not There sembra essere quello di Walk Hard: The Dewey Cox Story , opera scritta da Jake Kasdan e Judd Apatow che vede come protagonista l’attore John C. Reilly interpretare il personaggio di Dewey Cox , leggendaria rockstar dalla vita turbolenta. Che bisogno c’era nel 2007 di una parodia su Walk the Line e Ray , biopic di successo dedicate rispettivamente a Johnny Cash e Ray Charles ? Rispondere nessun bisogno è vietato ai fini del proseguimento della tesi analitica e cr...

Le canzoni di Bob Dylan a servizio del cinema

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  Le canzoni di Bob Dylan a servizio per il cinema.    Diciamolo subito: la musica e le canzoni in particolare non sempre necessitano di commenti critici. Nel senso che anche quando chi ne scrive lo fa mosso da autentica passione, il risultato finale può essere considerato accessorio, rivedibile, in molti casi superfluo. Se c’è un esempio che rende al meglio questo concetto, la produzione musicale di Bob Dylan lo incarna alla perfezione. Non mi riferisco unicamente alla critica musicale italiana, che come molti sanno è poca cosa. Questo principio vale per tutti gli studiosi, letterati, teorici e musicologi che hanno provato ad analizzare il fenomeno Dylan . Molto spesso chi ne parla non ha mai imbracciato uno strumento. Purtroppo ci sono casi in cui chi ha scritto pezzi critici su Dylan non era a conoscenza delle fonti originarie da cui l’autore aveva tratto ispirazione. Inoltre c’è un altro aspetto che complica il tutto: bisogna giudicare le sue opere da un punto di ...

Il sodalizio artistico tra The Band e Bob Dylan

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Scritto il 4/05/2022 Dopo aver affrontato le collaborazioni di Bob Dylan con Tom Petty and The Heartbreakers, George Harrison, Jeff Lynne e Roy Orbison, è giunto il momento di trattare altre featuring di rilievo, partendo proprio da quella che a mio giudizio è la più significativa. Senza nulla togliere ad altri musicisti di calibro come Eric Clapton o Johnny Cash (la lista è lunga!) credo che le collaborazioni che hanno avuto esiti significativi e di impatto storico-musicale siano quelle tra Bob Dylan & The Band.  Le collaborazioni tra Bob Dylan & The Band Il sodalizio artistico tra Dylan e The Band si instaura a partire dal 1965-1966, quando il gruppo si faceva chiamare The Hawks. Presero parte alle sessions newyorkesi di Blonde on Blonde, settimo lavoro in studio e primo doppio per il cantautore americano. Robbie Robertson, Levon Helm, Richard Manuel, Rick Danko e Garth Hudson, i cinque membri effettivi di The Band lavorano a diversi brani, ma queste versioni non  ...

Is it Rolling, Bob? Nashville, Mr. Johnston e le produzioni dylaniane

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- Bob Johnston, Nashville e le produzioni dylaniane (1965 / 1970) -  Quanti di noi saprebbero davvero indicare il ruolo di un produttore musicale? Oggi conosciamo i nomi di artisti come Daniel Lanois, Brian Eno, Tony Visconti, Rick Rubin e T Bone Burnett, produttori che in molti casi sono a loro volta musicisti prestati e passati dietro la console, che mettono le loro conoscenze a servizio delle case discografiche e di star del firmamento della musica. Eppure c’è stato un tempo in cui il produttore musicale aveva un ruolo diverso, di stampo più gestionale e manageriale. Prendiamo il caso di Bob Johnston, che durante gli anni Sessanta legò il proprio nome a un’importante e prestigiosa etichetta come Columbia Records. Il produttore texano, nato a Hillsboro nel 1932 prima di diventare uno degli uomini di punta di John Hammond, si era fatto strada nel mondo della musica scrivendo canzoni e collaborando con Elvis Presley e Joy Byers. Tuttavia il suo nome è legato in maniera indissolub...