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Visualizzazione dei post da aprile, 2022

Il rapporto tra Scorsese e Dylan - Pt 2

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  Il rapporto tra Martin Scorsese e Bob Dylan – Seconda parte   Nato a Red Hook, Brooklyn, nell'anno di chissà quando. Aprì gli occhi al suono di una fisarmonica, sempre al di fuori da qualsiasi parte fosse. Quando gli chiesero perché doveva essere a quel modo, rispondeva sempre: "Bene, perché sì". Larry era il più grande, Joey il penultimo. Chiamarono Joe "il pazzo", il piccolo lo chiamarono "Bomba Kid". Qualcuno dice che vivessero di gioco e di corse, sembrava che fossero sempre presi in mezzo tra delinquenti e uomini in blu. Inizia così il brano scritto da Dylan in collaborazione con Jacques Levy , che verrà inserito in Desire, 17esimo album in studio del cantautore americano. The Irishman è il titolo di una delle ultime prove di Martin Scorsese dietro la macchina da presa. È basato sul libro di Charles Brandt dal titolo “I Heard You Paint Houses” e segue le vicende del killer Frank Sheeran   e del mafioso Russell Bufalino. Nel corso della

Il rapporto tra Martin Scorsese e Bob Dylan - Prima parte

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  Il rapporto tra Martin Scorsese e Bob Dylan – Prima parte.    "Ora hai i tuoi diamanti e i tuoi bei vestiti. E un autista guida la tua auto. Fallo sapere a tutti, mi sta bene, ma ti prego non giocare con me, perché stai giocando con il fuoco."   (The Rolling Stones, Play with Fire, 1965) Potrebbe sembrare irrispettoso iniziare un pezzo dedicato al rapporto tra la musica di Bob Dylan e il cinema di Martin Scorsese proprio con una canzone dei Rolling Stones. La band di Mick Jagger & Co. ha sempre avuto un legame ambiguo con il cantautore americano, che nonostante la vicinanza di Ron Wood e la condivisione di palchi importanti, non ha nascosto una certa riluttanza nel commentare il lavoro dei colleghi, per certi versi considerati come rivali. Del resto Dylan è stato associato a diverse band, Beatles e Animals, prima di tutte, ma anche Byrds, Fairport Connection, Grateful Dead e Tom Petty & The Heartbreakers. La figura di Dylan può essere accostata a quella delle

I'm Not There (2007)

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Commento critico di I’m Not There (2007) di Todd Haynes "L’imperfezione è bellezza, la pazzia è genialità, ed è meglio essere assolutamente ridicoli che assolutamente noiosi." (Marilyn Monroe) Qual è lo scopo dell’arte? Perché il cinema a partire dagli anni 2000 ha iniziato un percorso barocco e sovraccarico di rappresentazione filmica? Perché così tante biografie, verosimili, irreali, inventate? Il miglior commento possibile al cinema di Todd Haynes e in particolare ai film Velvet Goldmine e I’m Not There sembra essere quello di Walk Hard: The Dewey Cox Story , opera scritta da Jake Kasdan e Judd Apatow che vede come protagonista l’attore John C. Reilly interpretare il personaggio di Dewey Cox , leggendaria rockstar dalla vita turbolenta. Che bisogno c’era nel 2007 di una parodia su Walk the Line e Ray , biopic di successo dedicate rispettivamente a Johnny Cash e Ray Charles ? Rispondere nessun bisogno è vietato ai fini del proseguimento della tesi analitica e cr

Il legame tra il cinema di Joel ed Ethan Coen e Dylan Pt. 2

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 Il legame tra il cinema di Joel ed Ethan Coen e Bob Dylan - Seconda parte.  Un giovane inizia a strimpellare gli accordi di apertura di "Hang Me, Oh Hang Me", una struggente canzone che, come la maggior parte delle canzoni popolari, è elencata come "tradizionale". Il Gaslight Cafe era una caffetteria situata nel Greenwich Village a New York City al numero 116 di MacDougal Street. Conosciuta anche con il nome "The Village Gaslight", aprì i battenti nel 1958 e divenne un locale storico per la diffusione della musica folk, dove mosse i primi passi, tra gli altri, anche un giovane Bob Dylan. Nacque come "basket house" dove gli artisti si esibivano senza essere pagati rimettendosi alle generosità degli avventori tra i quali passavano a fine esibizione sperando di ricevere un'offerta. Aperto nel 1958 da John Mitchell, il Gaslight ospitava di frequente poeti della beat generation quali Allen Ginsberg e Gregory Corso ma in seguito divenne un club

Il legame tra il cinema di Joel ed Ethan Coen e Bob Dylan

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  Il legame tra il cinema di Joel ed Ethan Coen e Bob Dylan – Prima parte.    Tentiamo adesso un insolito e impervio percorso per raccontare del legame che intercorre tra il cinema di Joel ed Ethan Coen e il cantautore statunitense. Per farlo è necessario compiere alcuni passi indietro. Partiamo da Fargo (film e serie tv) ambientate in Minnesota. Già proprio lo Stato che aveva dato i natali a personaggi del calibro di Francis Scott Fitzgerald e Bob Dylan. Anzi Robert Allen Zimmerman, che nel 1941 per la prima volta apre gli occhi in quel di Duluth, Minnesota. Situato in posizione centro-settentrionale, confinante con Canada, North Dakota, South Dakota, Iowa e Wisconsin, questo stato è conosciuto come la terra dei 10.000 laghi. Conta anche ben 6.500 fiumi e torrenti, tra cui il Mississippi. Leggenda vuole che il nome in lingua dakota voglia dire “acqua che riflette il cielo”. Attenendosi alle fonti storiche il nome in sioux significa invece “fiume dall’acqua torbida” da mni “fiume” e so

Masked and Anonymous

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  Masked and Anonymous, Chronicles & Theme Time Radio Hour.  Non sembra, ma sono trascorsi quasi vent’anni da quando Bob Dylan inaugurava uno dei suoi periodi creativi più produttivi, a livello multimediale. Prima era stato pubblicato il suo 31esimo album in studio, quel “Love and Theft” che per la seconda volta consecutiva gli era valso un Grammy, questa volta nella categoria di miglior album folk contemporaneo. Il tutto era avvenuto a stretto raggio dalla conquista della statuetta per la miglior canzone originale, grazie a Things Have Changed, composta per il film Wonder Boys. A questo punto Dylan decide di capitalizzare il buon momento, realizzando un nuovo progetto per il cinema. Scrive in collaborazione con il regista Larry Charles lo script di Masked and Anonymous. Il film vede la sua firma anche nella colonna sonora, dove il cantautore effettua una bizzarra e in parte riuscita scelta, puntando su brani propri, ma eseguiti da altri interpreti. Alcuni sono più che noti, come

Le canzoni di Bob Dylan a servizio del cinema

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  Le canzoni di Bob Dylan a servizio per il cinema.    Diciamolo subito: la musica e le canzoni in particolare non sempre necessitano di commenti critici. Nel senso che anche quando chi ne scrive lo fa mosso da autentica passione, il risultato finale può essere considerato accessorio, rivedibile, in molti casi superfluo. Se c’è un esempio che rende al meglio questo concetto, la produzione musicale di Bob Dylan lo incarna alla perfezione. Non mi riferisco unicamente alla critica musicale italiana, che come molti sanno è poca cosa. Questo principio vale per tutti gli studiosi, letterati, teorici e musicologi che hanno provato ad analizzare il fenomeno Dylan . Molto spesso chi ne parla non ha mai imbracciato uno strumento. Purtroppo ci sono casi in cui chi ha scritto pezzi critici su Dylan non era a conoscenza delle fonti originarie da cui l’autore aveva tratto ispirazione. Inoltre c’è un altro aspetto che complica il tutto: bisogna giudicare le sue opere da un punto di vista strettam

The Bootleg Series, live e raccolte per un Dylan antologico

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  The Bootleg Series, live e altre raccolte per un Bob Dylan versione antologica.    Tra il 1985 e il 1994 Bob Dylan pubblica diverse raccolte. Si tratta di importanti antologie come Biograph, The Bootleg Series Vol. 1-3 (Rare & Unreleased) e Greatest Hits Volume 3. A queste bisogna poi aggiungere l’MTV Unplugged composto per 9/12 da composizioni risalenti agli anni Sessanta. Le pubblicazioni di materiale nuovo e inedito riguardano principalmente cover e brani tradizionali, con i due dischi speculari Good as I Been to You e World Gone Wrong del 1992 e del 1993. Tuttavia la più importante è proprio la prima uscita di The Bootleg Series, operazione sensazionale, di grande importanza storica e che raggiunge l’eccellenza sul piano strettamente musicale, aspetto piuttosto raro quando ci si riferisce al materiale antologico inedito. Cinquantotto brani per un totale di 230 minuti che vanno a documentare vent’otto anni di attività discografica. La cosa non si esaurisce qui perché se è

Blog Dylan Blues Again

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  Ho aperto Maggie’s Farm – il blog , nel lontano novembre 2009, quasi per gioco, sicuramente senza pensare che sarebbe durato dodici anni. Non era una cosa premeditata. Un po' come la vita. Creai il blog sulla spinta emotiva di alcune news che riguardavano quel momento specifico. In particolare pensavo di avere adeguate motivazioni personali per poter dire la mia. Lo feci senza filtro, visto che all’epoca i social network erano qualcosa di diverso. Posso affermare senza indugi che il web 2.0 era ancora di là dal concretizzarsi e dall’evolversi. Ricordo che alcuni colleghi del servizio assistenza 119 Tim (dove lavoravo a quel tempo) mi consigliarono di aprire un forum, a loro avviso più cool e al passo, rispetto a un blog. A me non interessava essere cool. Anche  perché se uno vuole essere trendy, non apre nel 2009 un blog dedicato a Dylan, ispirato a un brano del 1965.  Bringing it All Back Home , per chi conosce e ha approfondito l’argomento Bob Dylan è stato un disco importante,

E' un gran giorno per noi dylaniani?

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L'idea di questo nuovo blog Bob Dylan The studio albums review risale a un anno fa. Stavo scrivendo dei commenti critici retrospettivi per Maggie's Farm , ma pur avendo iniziato con netto anticipo, non ero poi riuscito a portare a termine il lavoro in tempo per il 24 maggio. Volevo completare la retrospettiva per festeggiare questo importante traguardo per l'uomo e per l'artista che mi aveva influenzato e ispirato. Così, come fanno in tanti sul web e sui social network, ho barato, dichiarando di aver concluso il percorso.  Non era vero e lo sapevo. Ma sapevo anche che nessun lettore si sarebbe preso la briga di andare a verificare il numero effettivo di post, considerando il fatto che avevo realizzato 29 post su 39 totali, un numero considerevole. Il tutto era stato incentrato sulla produzione in studio relativa al periodo che va dal 1962 al 2020, momento in cui Bob Dylan aveva dato alle stampe il suo ultimo disco.  Oggi però, dopo aver scritto anche il pezzo su Christ