Le canzoni di Bob Dylan a servizio del cinema
Le
canzoni di Bob Dylan a servizio per il cinema.
Diciamolo
subito: la musica e le canzoni in particolare non sempre necessitano di
commenti critici. Nel senso che anche quando chi ne scrive lo fa mosso da autentica
passione, il risultato finale può essere considerato accessorio, rivedibile, in
molti casi superfluo. Se c’è un esempio che rende al meglio questo concetto, la
produzione musicale di Bob Dylan lo incarna alla perfezione. Non mi riferisco
unicamente alla critica musicale italiana, che come molti sanno è poca cosa.
Questo principio vale per tutti gli studiosi, letterati, teorici e musicologi
che hanno provato ad analizzare il fenomeno Dylan. Molto spesso chi ne parla
non ha mai imbracciato uno strumento. Purtroppo ci sono casi in cui chi ha
scritto pezzi critici su Dylan non era a conoscenza delle fonti originarie da
cui l’autore aveva tratto ispirazione. Inoltre c’è un altro aspetto che complica
il tutto: bisogna giudicare le sue opere da un punto di vista strettamente
musicale, oppure è preferibile un approccio maggiormente elastico e
interdisciplinare?
Nel corso della sua carriera Dylan ha pubblicato libri, si è dedicato alla pittura, alla scultura, di recente ha lanciato sul mercato una sua linea di whiskey, Heaven’s Door e ha tentato anche la strada del cinema. Tuttavia il rapporto tra Bob Dylan e il cinema, raramente ha dato i risultati sperati. Nonostante le buone intenzioni è difficile considerare le sue opere Eat the Document (1972), Renaldo and Clara (1978) e Masked And Anonymous (2003) come film completamente riusciti. È andata meglio quando è stato coinvolto in progetti altrui, come i documentari realizzati da Martin Scorsese (No Direction Home e Rolling Thunder Revue: A Bob Dylan Story by Martin Scorsese) e il biopic di Todd Haynes, I’m Not There del 2007. Non è questo ciò che meglio rappresenta la versione cinematografica di Dylan. Il meglio arriva dalle canzoni, quando il nostro autore si muove nel territorio che gli è più congeniale. Perché sono sempre e solo questo, le canzoni a fare la differenza.
Le canzoni che sono state composte appositamente per il cinema sono un capitolo a parte di cui raramente si è scritto. Tra le tante raccolte e compilation, pubblicate negli anni, ad oggi non esiste un album dedicato alle soundtrack di Bob Dylan. Non è semplice citarle tutte in un articolo, ma tentiamo di raccogliere quantomeno i pezzi più importanti, che forniranno la dimensione della mole di brani scritti o utilizzati per il grande schermo.
Per la colonna sonora del film North Country, diretto da Niki Caro nel 2005 e interpretato da Charlize Theron, Frances McDormand e Woody Harrelson, Dylan compone il brano Tell Ol’ Bill. La canzone è presente in una versione alternativa sul volume 8 di The Bootleg Series – Tell Tale Signs, che copre il periodo che va dal 1989 al 2006. Nel film sono presenti brani già editi come Lay Lady Lay (da Nashville Skyline), Sweetheart Like You (da Infidels) e Do Right to Me Baby (Do Unto Others) (da Slow Train Coming). Inoltre troviamo anche una versione di Girl of the North Country eseguita da Leo Kottke e Paths Of Victory qui interpretata da Cat Power. Motivo per cui questa soundtrack può essere considerata per completezza come una raccolta di Bob Dylan, che è presente con quattro brani da lui eseguiti, più le due cover di altri interpreti.
Due anni prima aveva composto sempre per il cinema un brano epico come Cross the Green Mountain, colonna sonora di Gods and Generals (2003), film diretto da Ronald F. Maxwell. Si tratta dell’adattamento del romanzo omonimo scritto da Jeffrey Shaara, prequel di Gettysburg, celebre campo di battaglia della Guerra di secessione americana. Il film è interpretato tra gli altri da Jeff Daniels, Stephen Lang e Robert Duvall. Proprio il grande attore americano, la cui collaborazione più prestigiosa resta quella con Francis Ford Coppola che lo volle con se ne Il padrino (prima e seconda parte) ne La conversazione e in Apocalypse Now, è tra i protagonisti di Lucky You, film di Curtis Hanson del 2007. Si tratta di un film incentrato sul gioco d’azzardo ambientato a Las Vegas e ispirato dalla pellicola cult di George Stevens del 1970, The Only Game in Town. Robert Duvall ha un ruolo centrale, dato che interpreta il padre del protagonista, Eric Bana. Bob Dylan è presente nella colonna sonora con il brano inedito, Huck’s Tune. Un’amara ma realistica riflessione sul mondo del gioco, sulla vita e sul binomio “fortuna e amore”.
Non è la prima volta che Dylan tratta il tema del gioco e nello specifico quello del poker. Nel corso della sua lunga carriera ci sono stati tanti brani
con un accenno al gioco, ai giocatori e al poker come metafora della vita. Del
resto questo è uno dei cliché della canzone folk, da Woody Guthrie fino ad
arrivare al blues di Robert Johnson e Leadbelly. C’è però un altro motivo per
cui Dylan scrive questa canzone.
Curtis
Hanson oltre che essere il talentuoso regista di L.A. Confidential e di 8 Mile,
aveva giù coinvolto il cantautore per la colonna sonora di Wonder Boys. In
quell’occasione Dylan scrisse Things Have Changed, che gli valse il Premio
Oscar nel 2001 come miglior canzone. Secondo molti critici questo brano segna
una svolta per il grande ritorno di Dylan che da lì in poi tornerà a essere
influente e popolare come lo era stato prima degli anni Ottanta. Chi vi scrive
non è d’accordo con questo pensiero, ma è giusto in un contesto simile
menzionarlo, perché piaccia o meno, successo e popolarità fanno la differenza
in una carriera artistica, anche per un personaggio del calibro di Bob Dylan.
Detto ciò, Lucky You e Wonder Boys sono due colonne sonore da riscoprire, vista
la qualità delle canzoni che le compongono. In Wonder Boys troviamo oltre alla
già citata Things Have Changed, Shooting Star (da Oh, Mercy), Not Dark Yet (da
Time out of Mind) e Buckets of Rain (da Blood on the Tracks). Su Lucky You ci
sono invece la già citata Huck’s Tune e Like a Rolling Stone (da Highway 61
Revisited).
Come abbiamo
già preannunciato, citare tutti i film dove sono presenti composizioni di Bob
Dylan non è affatto semplice, anche perché mentre si scrive, potrebbe essere in
fase di lavorazione qualcosa di nuovo e di importante, che rende l’articolo obsoleto
già in fase di pubblicazione. Pertanto è corretto dire che questo è solo il
primo di una lunga serie di pezzi dedicati alle canzoni che Bob Dylan ha
scritto e concesso per colonne
sonore di film, documentari e serie tv.
(Continua)
Dario Greco
Grazie Dario. Credo che l'approccio a Dylan non possa che essere multidisciplinare : musica, arte della parola, poesia vanno considerate tutte insieme come ingredienti dell'arte di Dylan. Il reperimento delle fonti musicali e letterarie a cui Dylan si ispira è discorso complesso per la sua capacità di rielaborarle in modo così originale da renderle irriconoscibili. Utilissimo il lavoro di scoprire le canzoni di Dylan nel cinema. I documentari di Scorsese sono, per me, fantastici. Grazie. Alla prossima. Carla
RispondiEliminaNon dimenticare il whisky, anche su quello ultimamente si esprime bene Dylan. Scherzi a parte, credo abbia dimostrato durante la sua lunga carriera di saperci fare con tante cose, tra cui la musica e la poesia. Però la capacità di scrivere su commissione penso sia una componente poco esplorata, a livello critico. Mi piaceva tracciare anche questa rotta, qui sul nuovo blog. Un saluto e grazie a te, Carla! :)
RispondiEliminaÈ una rotta da seguire, certamente. In Chronicles, pp.98 e seguenti, Dylan racconta che, tornato a Woodstock dal Midwest dover era stato per il funerale del padre, trovò sulla scrivania una lettera di Archibald Mac leish, uno dei poeti laureati d'America. Nella lettera Mac leish proponeva a Dylan di incontrarsi per discutere un progetto nel quale il nostro avrebbe dovuto scrivere canzoni per un'opera teatrale a cui Mac leish stava lavorando. Sono pagine interessanti in cui Dylan parla del suo rapporto difficile con il mondo accademico e spiega le ragioni per cui il progetto non si realizzò. Credo che troveresti, in quelle pagine, molti spunti per proseguire la tua ricerca su questo aspetto dell'attività di Dylan davvero nuovo. Intanto me le rileggo anch'io con calma e ci aggiorniamo. Alla prossima.carla
RispondiEliminaMa poi non se ne fece niente e i brani composti per quell'opera sono già presenti su New Morning del 1970. Mi pare un vicolo cieco, sinceramente, Carla. Ho letto 4 volte Chronicles.
EliminaMi spiego meglio: ci sono già parecchie cose da analizzare su quanto è stato pubblicato ed emerso in questi 60 anni. Dedicare tempo e scrivere anche sui progetti incompiuti mi pare davvero un'impresa titanica. Saranno centinaia, a dir poco! :)
EliminaNon pensavo ai progetti incompiuti, piuttosto a cercare eventuali collaborazioni con autori di teatro, oltre che con il cinema. Un altro aspetto meritevole di approfondimento è il rapporto con i poeti laureati. Dylan afferma che, durante il primo colloquio con Mac leish, si sentiva lentamente sprofondare nella sua selvatichezza. Dice di aver risposto a numerose domande che Mac leish gli ha rivolto sulla letteratura americana, senza soggezione, pur denotando una conoscenza adeguata solo di Eliot. Originale il giudizio su "l'Ulisse" di Joyce e, in definitiva, da autodidatta, Dylan se l'è cavata egregiamente con Mac leish e, soprattutto, ha chiarito perché la collaborazione non andò in porto : l'opera di Mac leish era cupa, angosciata, lontana dalla sensibilità di Dylan. Scusa, forse ho divagato e hai ragione a dire che non si possono indagare anche le collaborazioni fallite ma qualche riflessione sul rapporto Dylan/teatro e Dylan/mondo accademico e letteratura colta penso che si possa fare. Grazie. Un saluto cordialissimo. Carla
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