Il legame tra Bob Dylan e Alan Moore (Su Watchmen e sul canzoniere anni Sessanta)

 


Il legame tra le canzoni di Bob Dylan anni Sessanta e Watchmen di Alan Moore

Parliamo adesso del legame che interessa alcune canzoni di Bob Dylan degli anni Sessanta e la serie di supereroi revisionista per antonomasia: Watchmen. Graphic novel che ha certamente contribuito a ridefinire il genere negli anni Ottanta.

Watchmen è una complessa storia ambientata in un'America alternativa in cui Richard Nixon è ancora al potere, dove si fronteggiano i blocchi contrapposti USA/URSS, il mondo è sull'orlo di una guerra nucleare ed un gruppo di super eroi del passato, ormai invecchiati e disillusi, si scontrano con la realtà di un mondo molto diverso da quello in cui avevano vissuto i loro giorni di gloria. La storia si apre con l'omicidio del Comico, uno dei membri del super gruppo e il delitto fa presagire l'ipotesi che qualcuno stia tentando di eliminare tutti i vecchi componenti della squadra. La trama si dipana in dodici capitoli che scavano nell'animo dei personaggi come pochi fumetti sono riusciti a fare e coinvolgendo il lettore nell'affresco di Moore, composto da moltissimi tasselli che vanno ad incastrarsi perfettamente in una straordinaria e meticolosa trama tessuta dall'autore in cui si mescolano enigma ed azione, giallo e tematiche supereroistiche, fantascienza ed introspezione psicologica, fino al sorprendente colpo di scena finale.

Definito da molti esperti come uno dei grandi capolavori graphic novel, quest’opera è stata concepita e realizzata dallo scrittore inglese Alan Moore, il quale ha lavorato in sinergia con l’artista e illustratore Dave Gibbons, andando a setacciare anche il più piccolo dei dettagli, creando meticolosamente un'epopea di supereroi che premia - addirittura richiede - la grande attenzione della rilettura. Uno dei tratti distintivi della serie è che in ciascuno dei dodici capitoli, nell'ultimo pannello, il titolo si sarebbe rivelato essere parte di una citazione più ampia che funge da epigrafe per il pezzo nel suo insieme. Moore ha scelto queste citazioni con cura e intelligenza, citando poeti come William Blake e Percy Shelley, filosofi come Friedrich Nietzsche e scienziati come Albert Einstein. Inoltre ha citato anche due volte il cantautore premio Nobel per la letteratura Bob Dylan.

Bob Dylan è una presenza importante in Watchmen. In effetti, il primo capitolo è intitolato "At Midnight All the Agents", una citazione da "Desolation Row", la sua cupa epopea del 1965: "A mezzanotte tutti gli agenti e la cricca dei vigilanti viene fuori radunando chi ne sa più di loro." Si tratta di una citazione ideale per il fumetto, la cui storia verte su supereroi impazziti, mentre gli Stati Uniti si trovano sempre più alla deriva verso una politica fascista di uno stato di sorveglianza e di polizia.

Moore e Gibbons invocano l'oscurità della visione di Dylan fin dall'inizio, prendendo in prestito una sensibilità cupa e cattiva che funge da importante corrente sotterranea in una storia che non ha eroi, solo un numero crescente di cattivi e spettatori. La desolazione è chiaramente all'ordine del giorno quando crei un personaggio chiamato The Comedian che è sia uno stupratore che un assassino di massa.

Capitolo dieci, "Due cavalieri si stavano avvicinando", citazioni dal successo di Dylan del 1967, "All Along the Watchtower". Non tanto uno spunto tematico quanto una descrizione degli eventi che hanno portato al confronto culminante tra Ozymandias, Gufo Notturno e Rorschach, la citazione non è suggestiva come quella di "Desolation Row", ma nel contempo se si lega bene al tema biblico del fumetto (capitolo tre citazioni dalla Genesi).

Colpisce il fatto che Moore e Gibbons usino due citazioni di un solo scrittore, e che entrambe appartengano al Bob Dylan anni Sessanta. Proprio come Dylan ha usato la poesia per elevare lo status della musica pop, così anche Moore e Gibbons la usano per aumentare la percezione del pubblico dei fumetti in generale e del genere dei supereroi in particolare. Dylan è il modello perfetto per gli artisti che cercano di trasformare una forma d'arte non seria in una stimabile. La sua è la road map che si vorrebbe seguire. È interessante notare che gli altri punti in comune nei titoli dei capitoli provengono dalla poesia romantica (Blake che mette a fuoco il capitolo più audace - il quinto, il quale è completamente simmetrico, e Shelley, che presta persino un nome e una tragedia all'apparente cattivo, anche se forse qui si tratterebbe dell'eroe, del pezzo).

Del resto legame tra Bob Dylan e i romantici è certamente forte, in particolare dato il forte interesse di Dylan per la scrittura del periodo. Watchmen, la graphic novel riesce a dosare l'elemento musicale con parsimonia, rendendolo parte integrante del testo, più che vera e propria colonna sonora. Un momento degno di nota è quando la folla viene calmata da Gufo Notturno che trasmette "You're My Thrill" di Billie Holiday dal suo dirigibile.

La versione cinematografica utilizza tre canzoni di Dylan (e anche la canzone di Holiday), le due del libro (anche se non le versioni di Dylan) e "The Times They Are A-Changin'" nei titoli di testa. Nel film del regista Zack Snyder, Dylan è la voce di una generazione resa ironica. Per Moore e Gibbons, è chiaro che Dylan era la luce guida nell'oscurità, un artista che ha modellato un modo completamente diverso di fare le cose.

Scrive Andrea Chimento su Cineforum: “Sono le note della celebre canzone di Bob Dylan del 1964 ad accompagnare quella che è, probabilmente, la sequenza più bella e ricordata di Watchmen di Zack Snyder, film del 2009, trasposizione del capolavoro a fumetti di Alan Moore e Dave Gibbons. Si tratta dei titoli di testa, racchiusi in una scena di circa cinque minuti, che ripercorre quarant’anni di storia degli Stati Uniti del XX secolo, dove i Watchmen erano presenti a testimoniare ogni momento che contava davvero.”

In questa carrellata di invenzioni ironiche e drammatiche, non poteva mancare lo sbarco sulla Luna, con la bandiera a stelle e strisce e Neil Armstrong che muove i primi passi sulla superficie lunare, pronunciando le parole «Good Luck, Mr. Gorsky!» (frase leggendaria che potrebbe però non essere mai stata pronunciata dall’astronauta). Nel visore del suo casco, però, si vede il riflesso del Dottor Manhattan, che è già lì ad aspettarlo pronto a riprenderlo. È uno dei passaggi più iconografici di questa curiosa storia americana alternativa, che in pochi minuti riesce a riassumere i cambiamenti in atto, concentrandosi in particolare su quelli degli anni Sessanta, a partire dall’assassinio di Kennedy, che alla canzone di Dylan era strettamente legato: la notte successiva all’omicidio, il cantautore aprì il suo concerto proprio con The Times They Are a-Changin’, pezzo che aveva registrato meno di un mese prima.

Dario Greco


- SITUAZIONISMO DYLANIANO -

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