A proposito di Bob Dylan's Dream (1963)



M'interessa quel particolare mistero del sonno, goduto per sé stesso, quel tuffo inevitabile nel quale l'uomo, ignudo, solo, inerme, s'avventura ogni sera in un oceano, nel quale ogni cosa muta - i colori, la densità delle cose, persino il ritmo del respiro, un oceano nel quale ci vengono incontro i morti. Nel sonno, una cosa ci rassicura, ed è il fatto di uscirne, e di uscirne immutati, dato che una proibizione bizzarra c'impedisce di riportare con noi il residuo esatto dei nostri sogni. Ci rassicura altresì il fatto che il sonno ci guarisce dalla stanchezza; ma ce ne guarisce temporaneamente, e mediante il procedimento più radicale riuscendo a fare che non siamo più. Qui, come in altre cose, il piacere e l'arte consistono nell'abbandonarsi deliberatamente a quest'incoscienza felice, nell'accettare di essere più deboli, più pesanti, più leggeri, più vaghi dell'esser nostro.  (Memorie di Adriano, Marguerite Yourcenar)

Su "Bob Dylan's Dream"

L'abilità di Bob Dylan come cantautore e la sua perspicacia in così giovane età vengono alla ribalta in "Bob Dylan's Dream". Aveva appena vent'anni quando scrisse il brano, ma scelse il punto di vista di una persona anziana. C'è la sensazione, molto forte, che Dylan stia scrivendo di sé stesso. Oppure l'ispirazione viene dai suoi stessi sentimenti nostalgici, risalenti probabilmente alla sua giovinezza perduta, lì nel Minnesota. Ci muoviamo in un territorio onirico, all'interno della meta-narrazione, di stampo tipicamente europeo. Un'esplorazione di come la nostalgia può giocare brutti scherzi, in cui ripensiamo a un passato più idilliaco, attraverso occhiali rosa o comunque dai toni pastello. Per inciso, la parola "nostalgia" deriva dal greco nostos "ritorno a casa" e algos "dolore, angoscia".

Si tratta appunto di quel desiderio acuto di tornare a vivere in un luogo che è stato di soggiorno abituale e che ora è lontano. Il treno è letteralmente il veicolo per trasportare la canzone e il narratore. Mentre viaggia attraverso la vita, si sta inevitabilmente dirigendo verso ovest e il suo viaggio è la fine: - “Mentre viaggiavo su un treno diretto a ovest mi sono addormentato per riposarmi. Ho fatto un sogno che mi ha reso triste, riguardo a me stesso e i primi amici che ho avuto”.

Il ritmico click clac del treno sui binari lo addormenta e gli dà la sensazione di viaggiare all'indietro. Spesso diventiamo nostalgici quando siamo soli, magari di fronte a un momento difficile, le incognite che la vita lontano da casa ci propone, come sfida primaria. 

Come sostiene Alex R. Falzon nel suo volume "Tu sei quel che sogni": - Bisogna fare attenzione al modo in cui Dylan usa il termine “dream” nel suo canzoniere, specialmente nei titoli di alcuni brani particolari, perché ciò può rivelarsi del tutto fuorviante o di poca attinenza alla sfera onirica e quindi notturna. Più che un sognare, qui siamo nel territorio della rêverie che si svolge in uno stato quasi sonnambolico. Trattandolo più da vicino, si rivela quanto il sogno, per Dylan si configuri come un triplice, metaforico luogo d’incontro tra più aspetti interconnessi: dimensione mistico e mito-poietica, a cui ha sempre aderito; col discorso epistemico filtrato da una certa dose di romance, come si può vedere anche attraverso le vision song, infine con il regime onirico-notturno stesso. Siamo qui in quella dimensione propriamente blakeiana dell’eterna lotta tra innocenza ed esperienza, dove è proprio quest’ultima a essere necessaria, per quanto avvilente e indesiderata, perché nonostante tutto sarà proprio essa a garantirci la sopravvivenza.

Il tema affiora appunto in questa "Bob Dylan's Dream", dove lo stato di innocenza viene costantemente invocato, ma vanamente invocato. Ed è proprio questo il prezzo reclamato dall’esperienza che ci rende più saggi nella stessa misura in cui ci rende meno felici. Sullo stesso tema il cantautore californiano Tom Waits, scriverà molti anni dopo una delle sue canzoni più belle e meglio riuscite, cioè Innocent When You Dream, presente sul lavoro Franks Wild Years del 1987.       

"Bob Dylan's Dream" può essere considerato un brano di protesta, su quanto sia diventata difficile la vita in generale e in quel momento, in particolare a causa del razzismo e del conseguente movimento per i diritti civili. Un momento di sconvolgimenti e lotte sociali. Le cose erano molto più semplici quando eravamo giovani, innocenti e inconsapevoli: - “Le nostre parole sono state raccontate, le nostre canzoni sono state cantate. Dove non desideravamo nulla ed eravamo abbastanza soddisfatti, parlando e scherzando sul mondo fuori".

Allora il mondo era fuori. Non si intrometteva troppo in quel mondo protetto e coccolato da gioventù innocente. La canzone sembra mutare dopo le righe sottostanti e l'intermezzo musicale: - “Non abbiamo mai pensato di poter invecchiare. Pensavamo di poterci sedere per sempre divertendoci. Ma le nostre possibilità erano davvero di un milione a uno".

Quell'innocenza è persa e l'umore si oscura. Le cose non sono più in bianco e nero. Non è più “facile distinguere cosa sia giusto da cosa sia invece sbagliato”. È qui che Dylan cattura i pensieri malinconici di una persona molto più anziana. È in grado di scrivere di sentimenti e da un punto di vista che non avrebbe potuto provare in così giovane età. Mostra il suo genio, la sua percezione precisa. Quel senso da persona anziana è rafforzato dal linguaggio e dalla pronuncia antiquati che Bob usa nella canzone: - “… per riposarmi”, “... i nostri cappelli sono stati appesi. Le nostre parole sono state raccontate, le nostre canzoni sono state cantate". Nella canzone è come se la libertà avesse un prezzo da pagare. Il Robert Zimmerman del passato non esiste più poiché il Bob Dylan a ruota libera è diventato maggiorenne. Forse è Bob Dylan che riflette sulla vita molto più giovane e semplice di Robert Zimmerman. La giovinezza innocente e la maturità risvegliata hanno ora preso strade diverse: - “E le nostre scelte erano poche e il pensiero non ha mai colpito, che l'unica strada che abbiamo percorso sarebbe mai andata in frantumi e si sarebbe divisa".

I tempi della semplicità e dei "cuori infestati" sono finiti per sempre. Tutti desideriamo, a un certo punto, che quei tempi tornino. Ma non esistono, solo le nostre menti giocano brutti scherzi. Non potremo mai ricomprare il passato, non importa il prezzo, nemmeno 10.000 dollari per un ventunenne, che corrispondono ai 100.000 di oggi: - "Darei tutto volentieri se le nostre vite potessero essere così". “Il passato è un paese straniero, là fanno le cose diversamente”, diceva L.P. Hartley (The Go- Between). Un'altra canzone meravigliosa, insomma.

Fine

"Cerco di riafferrare la sensazione precisa di certi sonni fulminei dell'adolescenza, quando si piombava addormentati sui libri, ancora vestiti, e dalla matematica o dal diritto si era trasportati d'un tratto entro un sonno duro e compatto, denso di energie potenziali, tanto che vi si assaporava, per così dire, il senso puro dell'essere attraverso le palpebre chiuse." (Memorie di Adriano, Marguerite Yourcenar)

Dario Greco

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