A proposito di The Groom's Still Waiting at the Altar

“The Groom's Still Waiting at the Altar” è una canzone potente, piena di immagini drammatiche, al confine tra trauma esistenziale e una ricerca spirituale che Bob Dylan sta portando avanti ormai da tempo.

C'è una vera e propria minaccia qui e il testo ci porta direttamente nel vivo della questione. L'Apocalisse è prossima, possiamo scorgerla alzando lo sguardo, ma potrebbe già aver raggiunto la nostra dimora, il nostro stesso letto. Siamo nei territori inesplorati dove vige un regime di oscurità e la redenzione è sempre più lontana da noi e dalla nostra civiltà ormai diretta verso il baratro. Nell'oscurità, cercando a tentoni la fonte della luce: - “Ho pregato nel ghetto con la faccia nel cemento. Ho sentito l'ultimo gemito di un pugile, visto il massacro degli innocenti, Cercava l'interruttore della luce, cercava il suo viso, Sono stato trattato come un animale da fattoria in una caccia all'oca selvatica".

È un'immagine sorprendente di un'ultima disperata preghiera, ma è troppo tardi, nel mezzo del collasso e della distruzione. Trattato come un animale da fattoria, sofferenza inutile, confinata e legata, alla ricerca di un inseguimento selvaggio, ma al contempo intrappolato. Questa è l'Apocalisse, il crollo dell'Impero Romano è il simbolico terreno materialistico. Dai suoi confini più remoti Est e Ovest: - «A ovest della Giordania, a est della Rocca di Gibilterra, Vedo il voltare pagina, Sipario che si alza su una nuova era, Vedi lo sposo ancora in attesa all'altare». È la fine del mondo decadente e il "sorgere di una nuova era". Ma la sposa non si è ancora presentata.

In termini biblici la Sposa è la Chiesa nascente e lo Sposo è Cristo. Lo Sposo non è stato ancora allontanato, ma quel momento si sta avvicinando. Non c'è tempo da perdere qui, bisogna prendere una decisione. Sta diventando caldo là fuori: - “Metti la tua mano sulla mia testa, piccola, ho la febbre? Vedo persone che dovrebbero saperne di più in piedi come mobili, C'è un muro tra te e quello che vuoi e devi scavalcarlo, Stasera hai il potere di prenderlo, domani non avrai il potere di tenerlo”. Quelli abbastanza coraggiosi da mettere la testa sopra il parapetto sono messi alla berlina: - “Cerca di essere puro di cuore, ti arrestano per rapina, Scambia la tua timidezza per distacco, la tua timidezza per snobismo”.

“Non so cosa dire di Claudette che non possa tornare ad ossessionarmi, alla fine ho dovuto lasciarla andare nel momento stesso in cui incominciava a volermi. Ma so che Dio ha misericordia per coloro che sono calunniati ed umiliati. Avrei fatto qualsiasi cosa per quella donna se non mi avesse fatto sentire così obbligato”, dice a un certo punto la canzone. Non sappiamo chi sia Claudette. Forse è un simbolo dell'amore e del desiderio terreni. Ma con lei c'è un senso di "raccogli ciò che semini". Già “essere ossessionato dalle tue stesse parole” è un'eco di Matteo 12:36: - “Lascia che ti dica una cosa: ognuna di queste parole imprudenti tornerà a perseguitarti. Ci sarà il tempo della resa dei conti. Le parole sono potenti; prendi sul serio”.

L'incombente Apocalisse domina questo brano che ci parla di massacri e fuochi ardenti. Il dramma è urgente, si avverte un senso di angoscia, di fretta. Un'urgenza che è espressa in modo congeniale sia per quanto riguarda la trama musicale, sia per il fraseggio serrata nel modo di cantare di Dylan. Il mondo è in uno stato di degrado e noi qui stiamo solo raccogliendo ciò che si è seminato. “Vedo città in fiamme telefoni fuori servizio. Stanno uccidendo suore e soldati, si combatte al confine fino alla fine del tempo e dei giorni”. E la cosa più inquietante è che non sappiamo nemmeno da che parte si sia girata Claudette. Dobbiamo anche prendere le nostre decisioni, qui e ora.

Nel libro Bob Dylan All the Songs: The Story Behind Every Track Philippe Margotin e Jean-Michel Guesdon sottolineano come la canzone pur essendo scritta nel 1980 avrebbe potuto trovare posto in opere come Highway 61 Revisited o Blonde on Blonde. È un brano intriso di surrealismo e caratterizzato da una serie di immagini che almeno in principio non sembrano essere correlate tra loro. The Groom's Still Waiting at the Altar viene pubblicata ufficialmente per la prima volta in Biograph (1985) e in seguito comparirà nelle ristampe di Shot of Love (1981) pubblicata successivamente.

Musicalmente il brano appartiene al periodo Gospel di Bob Dylan. La musica trasuda fuoco e zolfo, colori e luci sono accesi. È un delirio di bellezza abbagliante, abbacinante che troverà la corretta collocazione sul palco. Probabilmente uno dei migliori periodo per il Dylan live, quello che va dal 1979 al 1981. 



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