A proposito di Señor


Señor (Tales of Yankee Power) – 1978

C'è un vento maligno che ancora soffia sul ponte superiore, C'è una croce di ferro che ancora pende dal suo collo. C'è una banda che marcia e ancora suona in quello spazio vuoto, dove una volta lei mi tenne tra le sue braccia e mi disse: "Non dimenticarti di me".

Questa canzone è come un grande misterioso enigma. Più ci entri e più diventa strana, complicata, dotata di ragioni ulteriori. È un tipo di canzone che non senti arrivare finché non ti casca addosso. Non è facile farsene un’idea precisa perché non c’è niente che ti porti nella direzione corretta. Ci sei tu, c’è Harry, c’è questo zingaro vagabondo vestito solo con una coperta. C'è l'idea di una carovana perpetua, come in un salmo della Sacra Bibbia riletto in chiave postmoderna come una sorta di Apocalisse Cinefila. Difatti l'epoca è esattamente quella in cui il Nuovo cinema americano scandagliava timori e tremori, disagi esistenziali e traumi reali, come il Vietnam e il Watergate.

Qui ritroviamo un Dylan coinvolto in una faida privata, che era stata inaugurata da Planet Waves, con il brano Dirge e altre cose mischiate a brani ottimistici, quasi innodici, rassicuranti. Il tono vira poi sul rosso sangue, su quelle Ombre Rosse sentimentali da deliri di coppia. Non sappiamo se queste canzoni scaturiscano da un disagio emotivo ed esistenziale, ma la cosa più importante è che da Street-Legal in poi Dylan inizia un nuovo percorso di ricerca, a livello sonoro e contenutistico. Le canzoni sono spesso caratterizzate dalla presenza di demoni, angeli, polvere, Redenzione e altri eventi ispirati allo studio e alla lettura del Vecchio e del Nuovo Testamento. Dylan affronta il problema religioso e spirituale in prima persona, non si pone minimamente il problema. Qualcuno anni dopo dirà che si trattava di un uomo confuso e prossimo all’esaurimento nervoso e in piena bancarotta spirituale. Chi vi scrive pensa esattamente l’opposto. Non è stato mai detto, eppure è evidente che la ricerca di Dylan come autore di testi e come compositore non è mai stata più urgente, dinamica, con un approccio per certi versi quasi punk, nelle intenzioni e nelle motivazioni. Ovviamente utilizzando i propri mezzi creativi e attraverso il suo mestiere di autore e cantante, Dylan compone almeno una manciata di brani memorabili che rimarranno nella memoria e nella storia della canzone d’autore. 

Un nuovo approccio e uno stile rinnovato nel canone, per certi versi. Señor è la sesta traccia presente in Street-Legal e cita quasi subito l’Armageddon, ma non è questo ciò che colpisce al primo ascolto. Arriva potente e dolente la voce dell’interprete, arriva al fianco di un potente coro Gospel e di un accompagnamento musicale che sembra sofferente già dalle prime note, che appare come un uomo ferito, che si trascina, ma con una propria dignità. La dignità della polvere e del deserto che un’anima sconfitta è costretta ad attraversare nel buio del proprio dolore. C’è davvero tanta esperienza in questo brano. C’è la grande capacità di raccontare attraverso immagini, suoni ed emozioni storie di confine e di dolore. 

Non è un caso se questo disco sia stato preso d’esempio dalla nuova scena che stava venendo fuori in quegli anni. Piace a gente come Patti Smith e a giovani vecchi come Willie Nelson e Jerry Garcia, che nella la colonna sonora di Masked and Anonymous esegue una versione particolarmente ispirata ed efficace, negli assoli di chitarra che sostituiscono il sax soprano di Steve Douglas in Street-Legal. Le dinamiche della sezione ritmica sono serrate e coese e il resto sono colori che ci danno l’impressione di un perduto tramonto ai confini tra il Messico, tanto amato e la California, nuova casa dylaniana. Sembra di essere nelle scene di un film di Alejandro Inarritu e di un romanzo di Guillermo Arriaga, dove anche la morte ha un suo odore dolciastro, come una salsa per tacos. 

Fissò la sigaretta: sembrava destinata, come l’umanità, a consumarsi a breve.

Lo spunto di Señor (Tales of Yankee Power) potrebbe risalire alla fine degli anni sessanta. Nel terzo capitolo di Chronicles Vol. 1, ripercorrendo il clima culturale dell’epoca, Dylan cita Carlos Castaneda e i suoi libri sullo stregone yaqui don Juan. Il señor della canzone potrebbe rivelarsi una sorta di stregone, un sacerdote di riti voodoo, mentre il narratore potrebbe essere un uomo bianco innamorato di una donna creola che chiede aiuto allo stregone per poterla ritrovare. Dylan ha ammesso che il brano è dedicato a uno yankee che si è perduto tra Texas e Messico, il quale è finito in uno strano impiccio dove ci sono giostre, ambasciate, una donna magica, nemmeno un amico sulla faccia della Terra, forse un’accusa di omicidio. Ci sono forze demoniache da contattare e con cui bisogna interagire. Bob Dylan presentando il brano dal vivo lo descrive come una storia ispirata dalla vista di un vecchio vestito solo di una coperta, con gli occhi di fuoco e il fumo che gli usciva dalle narici. Lo aveva incontrato a Monterrey su un treno diretto a San Diego.

La figura del vecchio vestito con una coperta e basta è ricorrente nel Dylan anni Sessanta. C’è poi questa citazione interessante tra Lincoln County Road e Armageddon. L’Armageddon è il luogo biblico dove si svolgerà l’ultima battaglia tra Dio e Satana, ma nello specifico potrebbe rappresentare la scelta tra la politica e l’Apocalisse per Jimmy Carter. Poi ancora una cerimonia in stile voodoo alla Dr. John “The Night Tripper”, una carovana di zingari, un gruppo di invasati scesi da un treno dei folli e quell’invito finale a rovesciare i tavoli come Gesù nel tempio di Gerusalemme.

«Con i primi pellicani a caccia di cibo che viravano e planavano, planavano e viravano e planavano ancora nella spuma, muovendosi con la precisione dei pianeti, mentre i frangenti esausti rifluivano tornando calmi e la spiaggia si ritrovava cosparsa di detriti» scriveva Malcolm Lowry nella sua Divina Commedia Ubriaca, Sotto il vulcano. Bob Dylan riporta ancora una volta tutto a casa, citando Franz Kafka e Robert Mitchum e traendo ispirazione da un road trip con l'attore Harry Dean Stanton partendo da Guadalajara passando per Kansas City, per  far visita a Leon RussellQuasi milleseicento miglia, dove diventa necessario dividersi tutto, il buono come il cattivo, Lincoln County Road e Armageddon. 

Parafrasando Lowry: il brano che stai per ascoltare si estende come uno sconfinato ondoso bellissimo deserto in cui dovrai inoltrarti a cuor leggero, per poi perderti dentro di esso.

L'ultima cosa che ricordo prima di cadere inginocchiato nudo, è quel treno merci di pazzi impantanato in un campo magnetico. E una zingara con una bandiera strappata ed un anello lampeggiante, che diceva: "Figlio, questo non è più un sogno, è la realtà".

 Bob Dylan, Señor (Tales of Yankee Power) 

Commenti

Post popolari in questo blog

Le collaborazioni tra Dylan & The Band

A proposito di Duquesne Whistle (2012)