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Bob Dylan e la sua dichiarazione d’amore crepuscolare

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Pubblicata nel 2020 all’interno dell’album Rough and Rowdy Ways , “I’ve Made Up My Mind to Give Myself to You” rappresenta uno dei vertici lirici e melodici del Dylan contemporaneo. È una ballata che si colloca nel cuore emotivo del disco, rivelando un Dylan meditativo, fragile, ma capace di una limpidezza sentimentale rarissima nella sua produzione recente. Il brano, accolto immediatamente come uno dei momenti più intensi dell’album, unisce una poesia d’amore dichiarativa a una riflessione quasi metafisica sul tempo, sul viaggio e sulla solitudine, facendo emergere un livello di profondità che trascende la semplice canzone romantica. Un inno alla resa amorosa che diventa meditazione sull’esistenza Il testo si presenta come una dichiarazione d’amore totale e irrevocabile, ma in realtà si muove su una soglia più complessa, dove l’abbandono sentimentale coincide con la resa a qualcosa di più grande: il destino, la vita stessa, forse una forma di trascendenza. Dylan lavora volutamente s...

Mapping Bob Dylan's Mind

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AI generativa e l’analisi delle metafore, dei temi e degli stati emotivi nei testi di Dylan Per sei decenni, Bob Dylan ha messo alla prova gli ascoltatori con canzoni che ricompensano l’interpretazione. Critici e fan hanno a lungo esaminato le sue parole, trattandole come testi letterari degni di una lettura lenta e devota, riga per riga, immagine per immagine. Nel 2016, Dylan ha persino vinto il Premio Nobel per la Letteratura. Come ha affermato l’Accademia Svedese, il premio lo ha onorato per "aver creato nuove espressioni poetiche all’interno della grande tradizione della canzone americana". Ma che altro potremmo scoprire se, invece di un ricercatore umano, chiedessimo a un’intelligenza artificiale di setacciare ogni parola che Dylan abbia mai scritto? Quali schemi, connessioni o evoluzioni nel vastissimo corpo dei testi di Dylan potrebbero rivelarsi all’analisi di una macchina, e che cosa potrebbe ciò dirci dell’uomo e della sua musica? Queste domande non sono più così f...

Chitarristi utilizzati da Bob Dylan (Pt. 1)

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Chitarristi dylaniani – Prima parte (1965-1983) Se per la prima parte della produzione in studio Dylan suona tutte le parti di chitarra e di armonica da solo, le cose erano cambiate in modo evidente già a partire dal primo approccio elettro-acustico costituito da Bringing It All Back Home. Presero parte alle sessions del quinto lavoro discografico diversi musicisti, tra cui il valido chitarrista Bruce Langhorne, il quale si fregia del fatto di essere stato anche il primo chitarrista a suonare con Dylan in elettrico per il brano Mixed-Up Confusion, pubblicato su Biograph nel 1985. A distanza di pochi mesi rispetto al primo disco elettrico, Highway 61 Revisited è un album che si spinge ancora oltre, in termini di produzione sonora e di arrangiamenti. Fatta esclusione per la lunga ballata acustica Desolation Row, tutti gli otto brani vengono eseguiti da una band piuttosto eterogenea dove spicca la chitarra elettrica blues di Mike Bloomfield. Il talento di Bloomfield tuttavia non contrib...

A proposito di New Morning

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Nel 1970 la produzione discografica di Bob Dylan vive una cruciale fase di transizione quando il cantautore americano, discostandosi dai toni epici, che ne avevano caratterizzato fin qui il percorso,  abbraccia un sound più intimo e rilassato. Gli album Self Portrait e New Morning, insieme all'uscita antologica di The Bootleg Series Vol. 10: Another Self Portrait, offrono uno spaccato di questo periodo di sperimentazione, ricerca e cambio di rotta. Si tratta di un punto di svolta determinante, in cui l'autore di Blowin' in the Wind rielabora il proprio linguaggio musicale e tematico, rispecchiando un' evoluzione personale che si rifletterà tramite il mutamento del panorama musicale dell'epoca. Il contesto musicale del momento L'uscita di Self Portrait aveva fatto scendere le azioni critiche di Dylan a un negativo stabile. New Morning venne accolto invece come un ritorno alla forma, facendolo rientrare tra le grazie della critica e del pubblico che era rimasto sp...

Masked and Anonymous (2003)

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  Masked and Anonymous, Chronicles & Theme Time Radio Hour.  Non sembra, ma sono trascorsi quasi vent’anni da quando Bob Dylan inaugurava uno dei suoi periodi creativi più produttivi, a livello multimediale. Prima era stato pubblicato il suo 31esimo album in studio, quel “Love and Theft” che per la seconda volta consecutiva gli era valso un Grammy, questa volta nella categoria di miglior album folk contemporaneo. Il tutto era avvenuto a stretto raggio dalla conquista della statuetta per la miglior canzone originale, grazie a Things Have Changed, composta per il film Wonder Boys. A questo punto Dylan decide di capitalizzare il buon momento, realizzando un nuovo progetto per il cinema. Scrive in collaborazione con il regista Larry Charles lo script di Masked and Anonymous. Il film vede la sua firma anche nella colonna sonora, dove il cantautore effettua una bizzarra e in parte riuscita scelta, puntando su brani propri, ma eseguiti da altri interpreti. Alcuni sono più che n...